"I temi e le proposte politiche avanzate sono frutto di una scelta, di un tentativo di pensare la congiuntura singolare da un punto di vista di parte, appunto, situato. E la parte è quella di un lavoro sempre più socializzato e cooperativo, cognitivo e nello stesso tempo precario, che vuole imporre la libertà di produrre contro la sfruttamento, la vita e le istituzioni comuni contro le recinzioni e la rappresentanza.
(Prologo "La lunghezza dell'onda" F. Raparelli)

martedì 27 ottobre 2009

Non spegni il sole se gli spari addosso.

Questa mattina le studentesse e gli studenti del collettivo Black Sheep insieme ad alcuni precari della città di Rimini hanno liberato l’ex Casa Cantoniera in via Marecchiese. Si è voluto dare in questo modo una risposta chiara e determinata al problema dell’emergenza abitativa, sempre più evidente nella nostra città nella crisi sempre più imperante.
L’ex Casa Cantoniera 233, inizialmente di proprietà della Provincia di Rimini e passata poi nel 2006 alla Cooperativa Muratori Verucchio (CMV), una delle principali cooperative operanti nel campo dell’edilizia privata nel territorio riminese, è una struttura lasciata al degrado e all’incuria.

Un altro stabile che si andrà ad aggiungere alla già lunga lista degli immobili sfitti e abbandonati, regalati alla rendita e alla speculazione edilizia, che altro non fanno che gli interessi dei soliti privati.

Di fronte ad affitti insostenibili, ad una precarietà sempre più diffusa e componente principale delle nostre vite, ad aumenti continui e assurdi delle tasse universitarie, questa mattina abbiamo deciso di riprenderci in mano il nostro futuro e lo abbiamo fatto liberando l’ex Casa Cantoniera Zora (Zona Occupata Riqualificata Autogestita).
L’unica risposta che abbiamo ricevuto da parte dell’Amministrazione locale è stata quella del silenzio e dell’uso della forza. L’intero parcheggio adiacente la Casa è diventato una vera e propria zona militarizzata.
Con decine di agenti in assetto antissommossa, ancora una volta, si è cercato di gestire il “problema” della sicurezza pubblica, quando invece l’unica sicurezza per noi sono casa, reddito e diritti per tutt@!

Non saranno le intimidazioni e gli sgomberi a fermare le passioni vive che animano i nostri corpi e i nostri desideri. Comincia adesso un censimento dal basso di tutti gli edifici sfitti e abbandonati del nostro territorio e già da oggi pomeriggio allestiremo un campeggio di denuncia e protesta.
Non si possono pagare 350€ per una camera singola e per questo ci riprendiamo i nostri diritti!
Chiediamo inoltre l’apertura di un tavolo di confronto con le Istituzioni in merito all’emergenza casa degli studenti universitari e dei precari.


Dovete darci il denaro e poi ne riparliamo!


Invitiamo tutte le realtà territoriali sensibili a questi temi a partecipare all’assemblea pubblica che si terrà domani, presso i locali della Casa della Pace, alle ore 21.00.

Collettivo universitario Black Sheep e precari della città di Rimini

Casa Cantoniera Zora

Casa Cantoniera Zora è una risposta alla crisi che si abbatte su studenti e lavoratori precari in questa città.
Casa Cantoniera Zora è l’ espressione massima organizzata che si attiva per affrontare questo momento difficile che vivono gli studenti e i lavoratori in questo territorio. Nasce dall’ esigenza reale di avere una casa in un contesto di crisi economica che vede sempre più lavoratori cassaintegrati e affitti che arrivano a superare i 300 euro mensili per una camera singola. E’ alimentata dagli studenti del collettivo BLACKSHEEP e dai Precari della nostra città.
Casa Cantoniera Zora è una risposta alla nostra Università incapace di aiutare gli studenti che combattono contro il problema del caro affitti, non crea uno sportello di aiuto e supporto ma al contrario alimenta il mercato nero di case e posti letto. Delega ed appalta a ditte esterne in combutta con l’ Università la problematica affitti/ studentati, arrivando ad affittare camere singole a prezzi stratosferici, alimenta il mercato nero generato dai privati che affittano scantinati e seconde case fatiscenti in condizioni igienico sanitarie disumane.
Casa Cantoniera Zora è una risposta alla nostra Amministrazione Comunale che non prevede un piano strategico regolatore di aiuto a tutte quelle famiglie italiane e non solo, che ormai da anni sono in attesa di assegnazione di una casa popolare. Al contrario, si continua ad incentivare la creazione di edilizia privata e si spediscono le famiglie in difficoltà a vivere nei “residence” in attesa di assegnazione di un alloggio popolare. Inoltre la politica adottata da ACER non è altro che una “scenografia”, serve a mascherare la mancanza di una vera politica di aiuto a chi non riesce a pagare un affitto privato perché senza lavoro o in cassa integrazione.
Casa Cantoniera Zora é contro la rendita, i palazzi sfitti, le case vuote e il piano casa del governo che ci vuole far dormire nella veranda condonata dei nostri genitori. Casa Cantoniera Zora è il punto più alto della città, quello della rottura degli schemi che ci vogliono ospiti, precari, clandestini. Casa Cantoniera Zora da oggi è in periferia, ma presto sarà in tutta la città. Casa Cantoniera Zora da oggi è una casa autogestita, comune, che nasce dal desiderio di autonomia dei giovani studenti e precari della città di Rimini. Uno stabile strappato al degrado e restituito alla città.
Se legalità significa poter affittare in nero, arricchirsi con la rendita, versare quasi l’ intero stipendio per un affitto o per un mutuo, aspettare dieci anni in graduatoria per avere una casa popolare, andare a vivere nelle frazioni per potersi permettere una casa, espellere i ceti popolari e precari tramite la creazione di aree di lusso, allora, siamo fieramente illegali!
Non è stato tolto nulla a nessuno, la casa Cantoniera è sfitta dal 2004, alienata dal 2006 e nessuno è in attesa di entrarvi e tanto meno procederne all’ acquisto. E’ stato solo praticato un diritto. Proprio per questo diffidiamo chi di dovere, dal gestire le occupazioni come un problema di ordine pubblico, ignorando quello che sono realmente, l’ espressione di un problema politico e sociale.
L’ occupazione della casa deve portare inevitabilmente al confronto con le istituzioni, siano esse politiche, religiose o laiche. Deve essere un punto di partenza da dove si può cominciare a costruire una nuova forma di Welfare Sociale che nasce dal basso, condividere questa nuova soggettività con chi in questo territorio, rappresenta l’ interlocutore politico, religioso o laico. Chiediamo di aprire un dibattito serio e programmatico che miri a tutte quelle soggettività collettive o singole che in questo contesto di crisi economica non hanno la forza di reagire. Chiamiamo in causa la provincia, proprietaria dell’ immobile ad un confronto diretto sulla futura gestione ad uso abitativo dello stabile . Ne reclamiamo l’ utilizzo e ci proponiamo come soggetto unico che riporterà in vita la struttura, c’ impegneremo affinché questo stabile non sia più classificato “zona degradata”. Il lavoro che verrà apportato per rendere la struttura agibile può più che bastare a pagarne il canone di affitto.
Chiediamo un confronto con le figure politiche locali affinché si riesca a collettivizzare l’ iniziativa portata avanti dagli studenti e dai precari riminesi.
Rispondiamo alle parole di Monsignor Lambiasi e ne elogiamo il comunicato, soprattutto quando parla di crisi dell’ istruzione e deriva culturale cittadina. Sarebbe bello aprire un dibattito e cercare tutti insieme nuove forme sociali condivise, soprattutto nella misura in cui questo stato di malessere è presente su diversi strati sociali.
Ci rivolgiamo a tutta la cittadinanza e chiediamo di non abbassare lo sguardo, a non fingere che questo periodo brutto di crisi dell’ economia, dei valori sociali e dell’ indifferenza verso il più debole ci porti allo scontro fra di noi, noi siamo cittadini come voi che cercano di lavorare, di studiare e di crearsi un futuro, paghiamo le tasse, facciamo spesa al supermercato e ci mettiamo in coda alla posta. Abbiamo trovato il coraggio d’ infrangere la legge perché proprio chi ci governa ci ha costretti a farlo. Ora siamo qui, non abbiamo nulla da perdere ma tutto da guadagnare.



Via Marecchiese 233 Rimini
Qui:
http://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode=&q=via+marecchiese+233+rimini&sll=41.442726

venerdì 23 ottobre 2009

Risposta a Monsignor Lambiasi sull'università riminese

Di seguito la risposta di alcun* student* universitari rimininesi all'intervento del Vescovo di Rimini in occasione dell'avvio del nuovo anno accademico

Volevamo lodare l'intervento di Monsignor Lambiasi tenutosi il giorno 21 Ottobre presso la Cappella Universitaria di San Francesco Saverio in piazza Ferrari. Le parole di Monsignor Lambiasi sono un "fulmine a ciel sereno” con un rimbombo udibile fino alla sede centrale dell’ Alma Mater a Bologna. Non potevamo ascoltare le sue parole passivamente. Il Suo intervento conferma la lettura della crisi della nostra Università che anticipammo circa un anno e mezzo fa. La deriva della cultura in questo territorio è ormai un dato di fatto, l’Università di Rimini non riesce a produrre ragionamenti rivolti al territorio e lavora in funzione “del guadagno” relativo alle macro-economie che si generano intorno agli studenti. Basti pensare che la citazione “città del divertimentificio” è generata principalmente dalla popolazione universitaria perché vi è forte mancanza di alternative culturali in grado di spostare questa grande comunità e renderla parte attiva della città anche in maniera critica. L’ affermazione di Monsignor Lambiasi di “ipotrofia” dell’università italiana, è maggiormente accentuata in questo territorio dal menefreghismo generale delle istituzioni nei confronti di questa grande opportunità che è la nostra università.

Altro concetto chiave nella lettura della crisi culturale è quello di “stipendifico”, come afferma Monsignor Lambiasi “badando prevalentemente ad accumulare crediti ed esami”. Secondo il nostro parere questa affermazione si sviluppa analizzando la gestione interna dell’università. Questa, avendo un forte carattere aziendale, tende a generare profitto sugli studenti che vengono identificati tramite un numero assegnato (numero di matricola) e che di conseguenza tende a rapportarsi al di sopra della identità fisica individuale, comunicando tramite e-mail o cercando il confronto tramite richiesta di appuntamento con il personale sempre più raro da ottenere. La nostra università è un “non-luogo” paragonabile alla stazione centrale di Milano o alla metropolitana di Roma, un luogo fisico degradato (vedi cortile Alberti) che non si riesce a valorizzare creativamente e culturalmente e che spinge l'universitario a frequentarlo solo nelle ore di lezione, per poi chiudere i vari plessi, spingendo lo studente in quelle macro-economie costituite dall’aperitivo, dalla discoteca e dalla birra sul lungomare. Lo studente non ha alternative. Il centro storico a sua volta è una zona priva di cultura: non un cinema, non un teatro, non un punto di aggregazione che riesca a produrre cultura.

Altra piaga è la speculazione sugli affitti. Si arriva a pagare più di 300 euro per una camera singola; non esiste un piano d’ intervento per mettere lo studente in condizione di studiare tranquillamente senza il problema dell’affitto, delle bollette e del mangiare. Si alimenta in questo modo (oltre alla frode fiscale) il mercato del lavoro nero. Chi è in difficoltà economiche e crede fortemente nel proprio percorso universitario è costretto a lavorare per pagarsi gli studi. Ogni lavoro è buono, ogni mansione è accettata. Si lavora in nero, non esistono contratti di lavoro per studenti, non esistono agevolazioni per chi studia e lavora al tempo stesso. Quello che più preoccupa è la mancanza d’interesse di questa amministrazione comunale e della collettività verso l’università riminese. Monsignor Lambiasi alla città osa chiedere di prendere consapevolezza dell’importanza che riveste la presenza dell’Università a Rimini, non considerandola prevalentemente come una possibilità di guadagno e di speculazione a breve termine, ma come una realtà portatrice di valori e fondamentale per la sua crescita futura nel medio/lungo termine. Condividiamo pienamente le parole di Monsignor Lambiasi, speranzosi che si riescano a creare sinergie condivise tra i vari attori presenti sul territorio e che si riesca a trovare una nuova destinazione culturale in grado di trasformare la nostra università dalla situazione attuale “per se” in una nuova visione collettiva “in se”.

Universitari di Rimini

sabato 10 ottobre 2009

Rimini - Alma Black trash.... Per iniziare il nuovo anno accademico

06/10/2009
da globalproject.info

Il collettivo Black sheep inaugura il nuovo anno accademico promuovendo un'inchiesta sull'emergenza abitativa fra tanti studenti, perlopiù fuori sede. La crisi non vogliono pagarla, tantomeno la rendita e la speculazione intorno alla questione abitativa.


Nella giornata in cui l'Università di Bologna e le sue sedi dislocate in Regione inaugurano il nuovo anno accademico con Alma Fest, il collettivo universitatio Black sheep apre spazi di libertà, di ragionamento, di inchiesta sulla difficile condizione degli studenti universitari nella città rivierasca.

In primis assume centralità nell'iniziativa di oggi - con una presenza capace di leggere le nuove tendenze e di ragionare sui linguaggi - la questione abitativa e l'estrema precarietà in cui versano i circa 6000 studenti universitari iscritti nella facoltà riminese, la maggior parte fuori sede.

Black sheep ha inaugurato il nuovo anno accademico diffondendo, due settimane fa, un questionario per inchiestare la condizione abitativa, far emergere il disagio e rispondere alla crisi.

Si legge nel comunicato di lancio dell'inchiesta abitativa fra gli studenti universitari: "La situazione locale legata agli affitti universitari sta diventando di anno in anno sempre più grave. Affitti alle stelle, posti letto anziché case, molto spesso prive anche dei più minimi requisiti di sicurezza e abitabilità e contratti nel 90% dei casi in nero, senza quindi la possibilità di detrazione."

E ancora:

"Il questionario mette in luce poi anche un altro problema, molto sentito tra gli iscritti al polo riminese: il costo troppo elevato della mobilità. Molti studenti pendolari hanno denunciato abbonamenti troppo costosi, soprattutto a fronte del servizio offerto spesso insufficiente (treni e autobus in perenne ritardo, coincidenze perse con tutto l’ulteriore disagio che ne consegue). A fronte delle difficoltà e necessità che sono emerse in questi giorni parlando con le studentesse e gli studenti che hanno compilato il questionario e che hanno attraversato il piccolo spazio allestito nel piazzale della facoltà di Economia, riteniamo fondamentale aprire un discorso nuovo sulla questione dell’abitare che parta dalle esigenze delle soggettività che in primis abitano e fanno vivere questa città. Sentiamo il bisogno di costruire tutti e tutte insieme un percorso che oltre a farci trovare soluzioni comuni ai problemi emersi, ci consenta anche di far nascere spazi di socialità e non solo, dove poter mettere a valore le nostre competenze, i nostri bisogni e i nostri sogni."

Insomma l'Alma fest a Rimini si è trasformata in un'occasione per aprire un nuovo spazio di intervento in città, che parla linguaggi nuovi e richiama la necessità di cooperare per rispondere alla crisi che avanza, così come all'impoverimento dell'Università.

La precarietà come bios si trasforma anche in possibilità di connettere saperi, esperienze e perchè no, anche promuovere ed individuare nuove pratiche di risposta alla crisi che avanza e che colpiscono in egual misura il diritto ai saperi, il diritto al reddito e il diritto alla casa.

L'anno accedemico è iniziato, Black sheep c'è!