"I temi e le proposte politiche avanzate sono frutto di una scelta, di un tentativo di pensare la congiuntura singolare da un punto di vista di parte, appunto, situato. E la parte è quella di un lavoro sempre più socializzato e cooperativo, cognitivo e nello stesso tempo precario, che vuole imporre la libertà di produrre contro la sfruttamento, la vita e le istituzioni comuni contro le recinzioni e la rappresentanza.
(Prologo "La lunghezza dell'onda" F. Raparelli)

giovedì 23 settembre 2010

Rimini - Clandestino Day! Presentazione del documentario «Non rubateci il futuro» e aggiornamenti sulle mobilitazioni antirazziste



19 / 9 / 2010

Venerdì 24 sett. 2010 ore 21.00

Clandestino day!

@Casa della Pace Rimini via Tonini, 5


Presentazione del documentario «Non rubateci il futuro»* un film che racconta la «primavera» dell’Iqbal Masih di Roma

Un video di approfondimento per conoscere ma anche un manuale per agire in difesa del bene comune scuola pubblica, del futuro dei bambini a prescindere dalla nazionalità.

In questa scuola elementare e materna gli alunni sono 750 e il 12 per cento è «straniero», con il 5 per cento di rom. «La lingua non si impara – afferma la preside - nelle classi ponte. Si impara dentro la classe, in giardino, lavorando, dalla relazione verbale, dalle comunicazioni significative».

La presentazione sarà anche l'occasione per alcuni aggiornamenti sulla vicenda della “Sanatoria truffa” e sulle vertenzialità intorno al tema della soggettività migrante attivate nell'ultimo anno nel nostro territorio, in vista delle prossime mobilitazioni e scadenze nazionali che saranno lanciate nelle prossime settimane dal movimento antirazzista.

*un video di Margine Operativo e distribuito

da Carta in occasione del Clandestino Day

Promuovono l'iniziativa:

Riminesi globali contro il razzismo

Casa della Pace

Ass. Rumori sinistri

More info:

cittadini.globali.rimini@gmail.com

http://riminesiglobalicontroilrazzismo.blogspot.com/

Il dissenso non si arresta!


Bartleby sui fatti risalenti un anno fa al corteo contro la presenza del ministro dei respingimenti Maroni

21 / 9 / 2010

Questa mattina la Digos di Bologna ha notificato a diversi attivisti provvedimenti contro le libertà personali. Si tratta di 6 obblighi di firma giornalieri e un arresto domiciliare.

Tutto questo avviene ad un anno di distanza dal 28 settembre scorso quando in tanti e tante scendemmo in strada per gridare tutto il nostro sdegno contro la presenza in città del ministro leghista Roberto Maroni. Ministro invitato dall'Università di Bologna a partecipare ad un seminario sulla tessera del tifoso: il tutto con adeguato riconoscimento di crediti da parte dell'Alma Mater. Sinceramente cosa ci sia stato di istruttivo in quel seminario ancora ci sfugge!

Maroni per noi è semplicemente il ministro del “pacchetto sicurezza”, dei respingimenti in mare e dei campi di concentramento per migranti nel deserto libico. Lo stesso ministro facente parte di un partito, come la Lega nord, che da anni ormai fa dell'odio e della paura per il diverso la propria bandiera politica. Maroni era ed è un ospite assolutamente sgradito a Bologna.

Proprio per questo centinaia di studenti, attivisti dei centri sociali e delle associazioni antirazziste, singoli cittadini decisero di contestarne la presenza.

Come studenti di questa università più volte chiedemmo di poter entrare nella sala nella quale si svolgeva il seminario per prendere parola contro le politiche razziste e xenofobe portate avanti dal ministro e dal suo partito. Cercammo di entrare con dei canotti, proprio a simboleggiare la nostra vicinanza a quelle decine di migranti che ogni giorno rischiano la vita in mare, respingimenti e deportazioni solo per poter sperare in un futuro migliore. Ricevemmo in cambio cariche brutali e spropositate da parte della polizia, evidentemente particolarmente zelante nel difendere chi ogni mese versa loro lo stipendio!

Gli studenti universitari e Bologna tutta dimostrarono che il dissenso e l'indignazione si possono e si devono mettere in campo di fronte a una presenza di questo tipo. In tanti e tante provammo ad entrare in quella sala!

Oggi la notizia di queste misure restrittive giunge come un vero e proprio atto punitivo e persecutorio. Evidentemente alla Questura e alla Procura di questa città il dissenso crea fastidio! Noi non abbiamo paura e continueremo a scendere in piazza ogni volta che ce ne sarà bisogno. Perchè, piaccia o non piaccia, anche questa è democrazia! Anche “respingere” chi, come Maroni, deporta e mette a repentaglio la vita di centinaia di migranti.

Agli studenti e agli attivisti colpiti da questi spropositati provvedimenti penali va tutta la nostra solidarietà e vicinanza.

Non ci fermerete...

Bartleby_spazio autogestito

martedì 13 aprile 2010

Appello in solidarietà degli studenti occupanti della Matilde di Canossa di Reggio Emilia

Solidarietà anche dal collettivo Black Sheep a chi pratica percorsi di riappropriazione del proprio percorso formativo e della decisione all'interno dei luoghi della formazione

2 / 4 / 2010

Il 18 marzo, l'istituto magistrale Matilde di Canossa di Reggio Emilia è stato occupato dagli studenti che rivendicavano più spazi autogestiti dentro alla scuola e una gestione meno autoritaria dell'istituto, dovuta alla progressiva trasformazione della scuola pubblica in azienda voluta dalla triade Gelmini-Aprea-Tremonti, in cui gli studenti sono mere risorse economiche e in cui la cultura viene completamente distrutta, grazie al disegno di accorpamento e privatizzazione degli istituti.
Rispetto a questa presa di posizione degli studenti, la risposta da parte delle forze dell'ordine e della dirigenza dell'istituto è stata sproporzionata ed autoritaria, come mai si era visto in Italia.
Otto volanti e più di trenta agenti schierati davanti alla scuola, pronti a sgomberare con la forza dopo solo una giornata di occupazione e sanzioni disciplinari pesantissime per gli occupanti.
Cinquantaquattro sospensioni per un ammontare complessivo di circa quattrocento giorni, con punizioni più severe(28 e 24 giorni) per i due presunti organizzatori.
Sanzioni simili, in seguito all'occupazione di un istituto per una giornata e senza alcun danno alla struttura, non hanno precedenti nel nostro Paese e sono assolutamente spropositate ed inaccettabili.
Questo dimostra la volontà della scuola reggiana di punire e disciplinare tutti quegli studenti che prendono posizioni critiche e contrarie alla gestione locale e nazionale degli istituti.
La stessa scuola reggiana, l' istituto magistrale Matilde di Canossa in primis, che si vanta dell' eccellenza formativa ed educativa, si dimostra eccellente solamente in sanzioni, disciplinamento e autoritarismo.
Ricordiamo che il provveditore agli studi di Reggio Emilia Vincenzo Aiello, lo stesso che ha fatto pressioni affinchè venissero applicate dure sanzioni agli occupanti, è lo stesso che ha intimato in questi giorni a maestri e professori di alcune scuole elementari e medie, che lamentavano la mancanza di fondi per i materiali scolastici di prima necessità, di evitare proteste, in quanto di ruolo e non precari, e di non rendere pubbliche certe questioni, per evitare di procurare danni all'immagine della scuola.
Tutto questo dimostra il degrado complessivo dell'istruzione reggiana e della sua amministrazione.
Un' amministrazione che nega le enormi ed evidenti problematiche scolastiche, minacciando e sanzionando chi rivendica e pretende una scuola migliore.

Rivendichiamo una scuola libera da dinamiche di controllo volte ad irregimentare le menti e i corpi, emanazione di contesti dove dirigenti scolastici e amministrativi esercitano la propria autorità in termini duri e coercitivi verso tutte quelle componenti che manifestano dissenso e disagio rispetto alla deriva raggiunta dall'impianto educativo e culturale.
Libero e vivo è il sapere cui intendiamo approdare, liberi e vivi sono i desideri che esprimiamo riappropriandoci dei nostri spazi e delle nostre voci, libera e viva è la rabbia che esprimiamo verso la struttura innalzata dal Ministero ed esercitata localmente dai suoi portavoce, siano essi provveditori o presidi schizofrenici.

gli studenti occupanti della Matilde di Canossa

Sottoscriviamo l'appello degli studenti occupanti dell'istituto "Matilde di Canossa" e siamo vicini e solidali a tutti quegli studenti vittime dell'autoritarismo e del disciplinamento forzato voluto dalla dirigenza dell'istituto magistrale, permesso dal clima locale e nazionale creato volutamente da chi gestisce ed amministra il sistema scuola in italia.

Per sottoscrivere l'appello: collettivistudenti.re@gmail.com


Coordinamento dei Collettivi Studenteschi - Reggio Emilia
(c.s. Zanelli - c.s. BUS - c.s. Chierici - c.s. Magistrali - c.s. Iodi)
Collettivo autonomo studentesco Modena
Studenti uniti di Parma
Collettivo autonomo Ravenna
Collettivo autonomo studentesco Bologna
RDB CUB Scuola
COBAS Scuola
Movimento studentesco di Cremona
Coordinamento dei collettivi studenteschi Trento
Prof. Fausto Boni
Nicola Mancini - dottorando in Scienze Politiche - Università di Catania
Collettivo universitario BLACK SHEEP, Rimini
Bartleby spazio autogestito, Bologna
Coordinamento studentesco di Vicenza
Kollettivo studenti in lotta di Brescia
Collettivo autonomo Ravenna
Gruppo Montagnantifascista (RE)
Pollicino Gnus
Collettivo autonomo studenteco di Pisa

lunedì 15 marzo 2010

Il futuro dei bambini non fa rima con Zerbini

da globalproject.info

Alcune considerazioni a margine sulla privatizzazione dei servizi pubblici educativi per l'infanzia a cura di Ewa Lab. Paz Project

Rimini - Il futuro dei bambini non fa rima con Zerbini*

11 / 3 / 2010

Insomma ci risiamo, dopo l’esternalizzazione del servizio mensa dello scorso anno, l’intenzione ora è quella di privatizzare anche i servizi educativi per l’infanzia.

Nel mirino ci sono gli asili del Comune di Rimini e di Viserba, ma i genitori non ci stanno, e chiedono spiegazioni.

A seguito della privatizzazione della mensa, i problemi sono sorti subito, sotto forma di un consistente abbassamento della qualità del cibo (uova pastorizzate e non fresche, muffa nel parmigiano ), assenza di etichette sui prodotti ecc...

Problemi, è stato promesso, che verranno risolti.

La preoccupazione maggiore, però, è che sia anche compromessa la valenza educativa di un momento così importante come il pasto, e che venga a mancare un rapporto di continuità di qualità, tra bambini ed operatori.

Ma se queste sono le conseguenze dell’esternalizzazione di un servizio come la mensa, cosa accadrà quando l’intero servizio educativo verrà reso privato?

Come si può pretendere che lavoratori che si trovano in una situazione di precarietà ed incertezza possano garantire un servizio di qualità.E sopratutto come possono trasmettere serenità e sicurezza, che sarebbe poi la prerogativa del loro mestiere, quando è proprio quello che a loro manca.

Perchè è proprio di questo che si parla, e non si tratta di ipotesi, ma di fatti. Non si tratta di un caso isolato, ma della tendenza generale.

Quello che sta accadendo agli asili di Rimini è un piccolo assaggio di come tutto il sistema, quello scolastico, quello dei servizi pubblici, stia tendendo sempre di più verso una selvaggia e arrogante privatizzazione, fatta di appalti, speculazioni, malagestione e sfruttamento del lavoro senza nessuna garanzia in cambio.

Lampante è l’esempio delle riforme proposte dal Ministro dell’Istruzione, che mirano alla privatizzazione del sistema statale d’istruzione. Un obbiettivo che il Ministro Gelmini non tralascia mai di ribadire, menzionando sempre le tre direttive della sua Riforma a venire: Sussidiarietà dello Stato, Fondazioni scolastiche autonome, Merito dei docenti.Praticamente l’intento è quello di gestire la politica scolastica come si fa in un sistema aziendalistico.

Quindi è questo il futuro che si prospetta ai nostri bambini?

Devono imparare fin dall’asilo come funzionano le cose qui.

Dalle maestre devono imparare cosa vuol dire essere un precario, avere un contratto a progetto e nessuna certezza per il domani.

Alle elementari, il loro unico maestro insegnerà loro l’importanza di omologarsi coi loro grembiulini, e che in classe si sta bene anche se sono il 32 (purchè i bambini stranieri, insomma quelli diversi, non siano più del 30%, sennò guai)

Alle scuole medie impareranno che i gessetti e la carta igienica è meglio portarseli da casa, ma tanto a casa ci torneranno presto, perchè il tempo prolungato, anche se i genitori lavorano tutto il giorno, è inutile.

Come saranno inutili i laboratori e le gite di istruzione che alle scuole superiori non potranno fare per mancanza di fondi.Ma poco importa, l’importante è stare buoni buoni, altrimenti con un 5 in condotta si ripete l’anno.

E poi arriva l’università, ovviamente solo per chi se lo può permettere, ovvero chi se lo merita.Perchè è ovvio che se non hai il denaro sufficente per pagarti l’istruzione allora vuol dire che non ti meriti di imparare altro.

Tanto i nostri bambini, quello che avevano da imparare l’hanno già imparato, ed ora sono pronti anche loro a diventare dei precari.

Dico nostri, anche se non ho figli, perchè capisco pienamente quali possano essere le preoccupazioni dei genitori che, in questi giorni stanno, a gran voce, chiedendo delle spiegazioni.Ed hanno ragione ad essere preoccupati, perchè come si è visto, manovre di questo tipo non portano a nulla di buono, anzi...

* Assessore pubblica istruzione Comune di Rimini

giovedì 11 marzo 2010

Rimini - Assemblea pubblica


"attacco alla libertà di agire nuove forme di democrazia"

Sabato 13 marzo 2010 ore 17 Sala del Buonarrivo corso d'Augusto, 231 Rimini

9 / 3 / 2010

Assemblea pubblica: "attacco alla libertà di agire nuove forme di democrazia"

Sabato 13 marzo 2010 ore 17

Sala del Buonarrivo (Provincia di Rimini) corso d'Augusto, 231 Rimini

Venerdì mattina, 5 marzo, alle ore 6.00 le case di Tre attivisti del Laboratorio Paz sono state sottoposte a perquisizione su mandato del Procuratore capo Paolo Giovagnoli. .

Perchè queste perquisizioni? che collegamento c'è fra queste perquisizioni, l'impegno del Paz e la buona riuscita del percorso motlitudinario nella costruzione del 1 marzo? Nell'attarversamento dell'espereinza della casa della Pace? nell'esperienza dei comitati contro l'inceneritore e per la difesa dell'ambiente? nella denuncia del meccanismo paraschivistico che soggiace all'economia turistico/alberghiera?

Ma soprattutto come si inseriscono queste perquisizioni all'interno dell'operazione mediatica dei giorni precedenti nata dalla conclusione delle indagini preliminari (anch'esse a firma del pm Giovagnoli) per lo stabile di via Montevecchio (sede storica del Paz)? Perchè si sta cercando di riscrivere in chiave repressiva e legalitaria la storia e l'esperienza politica di questo importante laboratorio sociale, culturale e politico?

Perché a Rimini si sta radicalizzando, mai come prima, l'attacco alla libertà di esercitare nuove forme di democrazia come praticato sempre pubblicamente dal Paz?

A queste domande proveremo a dare una risposta.

Ne discutiamo con.

Avv. Paola Urbinati - legale del Lab. Paz

Patrizio del Bello - Tpo Bologna

coordina e presiede Marco Enrico Mangia - Lab. Paz

Interventi delle realtà locali

sabato 20 febbraio 2010

Rimini 5 marzo- Y€s we cash night. Musica e socialità per un utopia concreta: il reddito minimo garantito


Y€s we cash night. Musica e socialità per un utopia concreta: il reddito minimo garantito

"è strano - o forse non tanto - che tutte le vecchie ideologie appaiono conservatrici, e ciò proprio in quanto tutte danno credito al lavoro" (B. Black L'abolizione del lavoro, 1985)


Venerdì 5 marzo 2010

Casa pomposa @Rimini (via Pomposa, 8)

ore 21:

Presentazione della campagna Y€s we cash

(interventi e video dalle mobilitazioni per il reddito in Italia)

a seguire:

Yes we cash Party! No reddito no Party

2 Sale: Trash and electro/Dub/D'n'b

with Minghy posse & Dr. Fitz (Megatron sound)

Info: http://yeswecash.blogspot.com/


Campagna Y€s we cash Rimini

lunedì 8 febbraio 2010

1000 euro al mese? YES WE CASH!

da uniriot.org

Noi i soldi li vogliamo, questo è chiaro. Senza tagli alle pensioni e senza farci prendere in giro da chi, come Brunetta, cerca di far passare l'impossibilità sociale e materiale di agire un diritto - andare via di casa per costruirsi una vita indipendente - per una sorta di vizio generazionale. Noi bamboccioni, studenti e precari, nel movimento dell' Onda ci siamo ribellati contro i costi sociali di questa crisi, la dequalificazione della formazione pubblica e l'inconsistenza del sistema di welfare in questo paese.

Abbiamo portato nelle piazze la consapevolezza e la rabbia di una generazione che si riconosce pienamente immersa nei processi produttivi ma al contempo costretta alla precarietà lavorativa ed economica, priva di diritti e garanzie. Rivendicando il riconoscimento, anche economico, del nostro contributo alla produzione dei saperi, servizi e libero accesso alla cultura, l'Onda ha saputo dispiegare il conflitto sul terreno della riappropriazione di ricchezza e, insieme, della necessità di un nuovo Welfare all'altezza delle condizioni produttive e sociali contemporanee.

Il claim del reddito emerge come istanza centrale e strategica di queste lotte e di una loro possibile generalizzazione ad altre figure della produzione, oltre l'ambito universitario. L'attualità ci consegna da un lato dati sempre più drammatici, non solo rispetto alle difficoltà dei giovani a sfuggire alla precarietà e a garantirsi un futuro, ma sull'impatto sociale complessivo di questa crisi, con licenziamenti di massa e la mancanza totale di ammortizzatori sociali adeguati; dall'altro, un governo per cui il problema del Welfare si risolve attaccando i pochi diritti garantiti rimasti, contrapponendo una generazione all'altra (le recenti dichiarazioni di Brunetta sull'articolo 18), e riducendo ulteriormente le chance di mobilità sociale ("i giovani che devono tornare ai lavori umili" di Sacconi).

Nello stesso tempo, il dibattito politico vede da più voci, anche molto eterogenee tra loro - dai liberali de La Voce.info a esponenti storici della cultura lavorista, come il sociologo Luciano Gallino - affermare l'urgenza di una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, con l'introduzione di nuove misure a tutela della (ormai maggioritaria) fascia dei lavoratori non garantiti.

Dentro questo scenario il diritto ad un reddito continuativo e garantito emerge per noi come l'idea-forza attorno a cui costruire rivendicazioni, una leva politica per affermare nuovi rapporti sociali e nuove forme di distribuzione della ricchezza che produciamo.

Un reddito garantito da reclamare come unica possibilità di affrontare l'aggravarsi della crisi, per sottrarsi alla ricattabilità lavorativa, come strumento indispensabile per l'emancipazione e l'indipendenza soggettiva. E' proprio a partire da questa lettura del presente, e dallo straordinaria spinta conflittuale dell'Onda, che a Bologna , Parma, Ferrara, Reggio Emilia, Rimini e in tutto il territorio dell'Emilia Romagna nasce in questi mesi la campagna Yes We Cash.

Una campagna progettata e portata avanti da reti di studenti, ricercatori, lavoratori precari e non, con l'obiettivo di ottenere in Emilia Romagna una legge regionale per un reddito minimo garantito, erogato singolarmente e non in termini familistici, in base all'effettivo bisogno e non alle condizioni lavorative, quantitativamente sufficiente a consentire una vita dignitosa e la possibilità di scelta rispetto al lavoro.

Abbiamo già iniziato, e continueremo a muoverci da qui in avanti, in modalità plurali e virali; con inchieste, forme di comunicazione estesa e iniziative di riappropriazione diretta che mostrino perchè, esattamente, abbiamo bisogno di reddito ; producendo dibattito e chiamando in causa direttamente gli esponenti istituzionali; connettendoci alle lotte dei precari e dei lavoratori a rischio licenziamento, per diffondere e generalizzare sul nostro territorio questa battaglia. 1000 euro al mese (forse) possono bastare!

Assumiamo come precedente virtuoso l'esempio del Lazio, in cui una mobilitazione dal basso ha saputo comporre soggettività differenti attorno ad un'istanza centrale, costringendo le istituzioni ad adottare per la prima volta, seppure con delle forti limitazioni, il reddito minimo come forma di ammortizzatore sociale. Una vittoria che, per quanto parziale, ha prodotto un forte elemento di novità e di avanzamento sul piano del Welfare in questo paese.

Pensiamo che questo sia un terreno decisivo su cui sperimentare forme di conflitto, assumendo la sfida di forzare il piano normativo e strappargli risultati concreti - in una parola, soldi - che a partire da esperienze parziali possano creare linee di innovazione complessiva; ovvero, noi non pensiamo al reddito minimo garantito come a una riedizione, o un'integrazione, degli scarsi ammortizzatori già esistenti (sussidio di disoccupazione ecc.), ma come punto di articolazione di un nuovo paradigma di garanzie sociali, basato non sulla coercizione al lavoro (precario, malpagato) ma sul riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, aderente alle nostre esigenze e forme di vita.


Studiare, viaggiare, scegliere dove abitare, andare al cinema, a teatro e a cena fuori...


Brunetta, vedrai che i soldi ce li prendiamo. Yes We Cash!

sabato 6 febbraio 2010

Licei in mobilitazione dopo l'approvazione della riforma

Da globalproject.it infoaut.it
A Bologna gli studenti del liceo scientifico occupano la loro scuola contro la riforma Gelmini. L'occupazione durerà almeno fino a lunedì. Il coordinamento Precari invitata tutto il mondo della formazione a non collaborare alla riforma e parteciapre alle prossime iniziative di lotta. La ministra Gelmini l'ha definita "una riforma epocale", ma per precari e studenti di epocale c'è solo la quantità di tagli. Anche a Bologna, come in tutta Italia, si torna a far sentire la voce degli studenti medi: da questa mattina il Liceo Scientifico "Niccolò Copernico" è occupato.

La goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo dopo l'approvazione, passata quasi in sordina, della riforma dei licei, è stato un picchetto informativo del Coordinamento Precari della Scuola, che si sono dati appuntamento davanti le porte del liceo nella prima mattinata. Il coordinamento ha volantinato di fronte alla scuola per "invitare i colleghi, il personale ATA e gli studenti a fermarsi un momento a riflettere su quanto sta accadendo."

Una ventina di professori sono rimasti fuori dai cancelli per cinque minuti dopo il suono della campanella per protestare contro la riforma e gli studenti hanno indetto un'assemblea d'istituto per parlare della situazione che stanno subendo. Ad assemblea finita la decisione era presa: si occupa! Gli studenti già dell'anno scorso denunciano la perdita, con la riforma, di importanti indirizzi sperimentali presenti nella scuola. Rimarranno, dicono, dentro l'edificio di via Garavaglia almeno fino a lunedì. Già in mattinata gli occupanti hanno dato vita ad assemblee autogestite per discutere le iniziative da portare avanti nei prossimi giorni, assemblee che si sono protratte anche nel pomeriggio e per domani sono previsti dei gruppi di informazione sulla riforma.

Questa sera un gruppo di musicisti darà vita a una jam session nell'ambito di una serata di socialità alternativa che ridìa agli studenti e alle studentesse la possibilità di riunirsi nella propria scuola oltre l'orario normalmente consentito e farla vivere dei propri contenuti e delle proprie proposte. Anche il Coordinamento Precari lancia altri appuntamenti, invitando professori e studenti a non collaborare alla riforma: la serata cittadina del 20 febbraio "Scuola libera tutti" che si terrà al Teatro Testoni dalle ore 15, lo sciopero nazionale della scuola del 12 marzo con manifestazione a Roma e soprattutto lo sciopero degli scrutini.


05.02.2010 Torino - Gelmini approvata? Studenti in sciopero!


500/600 studenti di diverse scuole si sono mossi oggi in corteo per le vie di Torino, in risposta all'approvazione della Riforma Gelmini del consiglio dei ministri avvenuta ieri. La protesta, praticamente spontanea (sono bastati alcuni sms fatti girare ieri in serata) è partita dai licei Gioberti e Gobetti, estendendosi però velocemente ad altre scuole.

Dato significativo, verificato già da altre precedenti iniziative dell'autunno, il corteo che ne è scaturito non ha coinvolto solo licei del centro ma anche diversi licei e istituti tecnici della periferia e della cintura, rompendo la linea classista che vedeva negli ultimi anni una capacità di mobilitazione ridotta alle scuole del centro città. Segno che gli studenti medi hanno ben chiara la natura e le finalità di questa riforma. La manifestazione spontanea e selvaggia, ha prima bloccato via Po e altre via del centro; ha poi toccato alcuni sedi istituzionali (Provincia), per poi chiudersi con un'assemblea a Palazzo Nuovo, dove è stata sancita la costruzione di una mobilitazione cittadina per il prossimo 19 febbraio.

Riforma Gelmini, in rivolta il mondo della scuola, scioperi e manifestazioni

ROMA - L'approvazione del Consiglio dei ministri sulla riforma scolastica ha scatenato una vera e propria raffica di polemiche. Sorda alle critiche giunte da più parti, il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini ha parlato di svolta epocale, precisando che questa riforma, che prevede uno snellimento sostanziale degli indirizzi di studio nell'istruzione secondaria, ci porterà in linea con l'Europa. Ma non tutti sono di questo avviso.



L'opposizione non ha affatto digerito questa mossa del governo che penalizzerà ulteriormente il nostro sistema scolastico. Pier Luigi Bersani non ha dubbi: "Il riordino della scuola superiore da parte del governo non è una riforma, ma un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall'Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese". E tutto questo, secondo il leader del Pd, è un atto esclusivo per far quadrare il bilancio. Ma non è tutto. Il Pd pensa che questa riforma favorirà la dispersione scolastica, penalizzerà i saperi tecnico-scientifici e taglierà le ore di laboratorio negli istituti professionali.
Sulla questione si è espresso anche l'ex ministro Giuseppe Fioroni che ha lanciato un messaggio direttamente al Cavaliere: "La scuola superiore, caro presidente del Consiglio, non 'sforna' ragazzi come da lei testualmente affermato. La scuola ha il compito di formarli ed educarli".

Dello stesso parere anche l'Idv, che parla di una riforma scritta per la Confindustria e priva di risorse adeguate. Anche i sindacati non hanno lesinato critiche. Per Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil: "Ciò che il governo ha approvato non è una riforma ma solo una rigorosa applicazione dei tagli decisi dal ministro Tremonti. Da questa riforma la professionalità del personale uscirà svilita e tantissimi precari, insegnanti e Ata, saranno presto licenziati". E ancora, secondo Pantaleo, che ha annunciato un'assemblea nazionale per il 17 febbraio e lo sciopero generale il 12 marzo, : "la decisione di ridurre l'orario nella classi successive alla prima e nei soli istituti tecnici e professionali, accentua la separatezza tra i diversi segmenti, producendo nei fatti una divisione sociale grave e inaccettabile tra i giovani sulla base del censo e delle condizioni sociali e culturali di partenza".

I Cobas, che hanno già confermato lo sciopero del 12 marzo parlano di una "riforma sciaguarata che non ha alle spalle alcun progetto didattico, come non ne avevano alle elementari la "maestra unica" o la devitalizzazione del Tempo Pieno."
"Si cancellano o si immiseriscono materie importanti di studio - ha precisato il portavoce Piero Bernocchi - , si tagliano ore di insegnamento cruciali (in media 4 ore settimanali in meno), si sopprimono laboratori e esperienze pratiche professionalizzanti, si cacciano decine di migliaia di precari, eliminandone il posto di lavoro, soltanto in nome del Dio Risparmio, a spese di una istruzione sempre più impoverita, giudicata un investimento improduttivo da questo e dagli ultimi governi".

La Gilda, l'associazione professionale dei docenti italiani sostiene che la riforma penalizza fortemente le seconde, terze e quarte classi su cui ricadranno i tagli previsti dal governo. "E' evidente - ha detto il Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio - che studenti e docenti delle classi vittime dei tagli non avranno più alcuna certezza rispetto ai percorsi didattici che hanno intrapreso".

venerdì 15 gennaio 2010

Rimini - Quello che è accaduto a Rosarno non può lasciarci in silenzio | Global Project


Rimini - Quello che è accaduto a Rosarno non può lasciarci in silenzio | Global Project

Quello che è accaduto a Rosarno, non la giusta insorgenza dei migranti, ma quello che l’ha provocata non è un fatto straordinario ma ordinario. Si tratta della schiavitù alla quale sono rilegati anche nella nostra città e Regione tantissimi cittadini migranti di ogni origine e provenienza, sfruttati dentro il caporalato nell’agricoltura, nell’edilizia, nell’economia Turistico/alberghiera.

Noi non siamo solidali con i migranti, giustamente insorti a Rosarno, solo perché antirazzisti, ma anche perché siamo contro la schiavitù, contro gli stessi soprusi, vessazioni e prepotenze di chi chiede lavoro e reddito, cosciente di aver bisogno di soldi nel più breve tempo possibile per poter sopravvivere.

Quante persone ancora dovranno essere sprangate, quante ancora malmenate, quante ancora essere uccise e poi gettate in qualche fosso lungo la strada? Quanto ancora si dovrà sopportare?

Quello che è accaduto a Rosarno non può lasciarci in silenzio di fronte a chi sostiene che è l’immigrazione clandestina, che porta con sé i fenomeni legati allo sfruttamento da parte della criminalità organizzata. È la criminalità organizzata che deve ringraziare la normativa italiana sull’immigrazione e il pacchetto sicurezza che producono la cosiddetta “clandestinità forzata”, proprio quella clandestinità funzionale alla creazione di manodopera a basso costo, ricattabile, invisibile, rilegata nel luoghi più degradati, per immetterla nel mercato del lavoro nero.

In Calabria questo potere si chiama 'ndrangheta, in Campania Camorra, in Puglia Nuova Sacra Corona Unita, ed in Emilia Romagna vi è una prassi para-schiavistica ancora senza nome ma ben identificabile dentro alcuni settori delle svariate economie: edilizia, turismo, agricoltura…..

Contro tutto ciò ribellarsi è giusto e rivendicare dignità è un diritto, a Rosarno come a Rimini.

È per queste ragioni che dopo la manifestazione del 26 settembre 2009, Riminesi globali contro il razzismo e lo sfruttamento, lancia un momento pubblico e comune, un continuum che non ha il segnale dell’arresa ma della rabbia e dell’indignazione.

Presidio pubblico Sabato 16 gennaio 2010 ore 16.00

davanti alla Prefettura (via IV novembre)

°°Riminesi globali contro il razzismo e lo sfruttamento°°

Riminesi globali contro il razzismo

mercoledì 13 gennaio 2010

Circolare ministeriale: dal 2010 attivo il limite al 30% di alunni migranti per classe

Come studentesse e studenti del collettivo Black Sheep vogliamo esprimere la nostra più piena solidarietà ai fratelli e alle sorelle migranti di Rosarno, a coloro che fino ad ora hanno represso e soffocato quel sentimento di ingiustizia e sofferenza, per avere 20 euro in tasca a fine giornata, lo stesso sentimento che ora si è mostrato nel coraggio e nella dignità di ribellarsi.

Siamo gli stessi che un anno fa scendevano nelle strade e nelle piazze della nostra città per difendere la scuola e l’università pubbliche dall’attacco inflitto dai ddl 133 e 137 proposti dalla ministra Gelmini.

Siamo gli stessi che in quell’occasione hanno rispedito al mittente il tentativo di creare “classi ponte”, di alimentare cioè il clima di razzismo e di ghettizzare anziché favorire l’incontro di culture e differenze.

A distanza di un anno la ministra dell’istruzione Maria Stella Gelmini ha nuovamente attaccato il diritto ad un’istruzione accessibile a tutt*, emanando una circolare intitolata "Indicazioni e raccomandazioni per l' integrazione di alunni con cittadinanza non italiana", che fissa il limite al 30% di alunni migranti per classe.

Un provvedimento che mette in evidenza come gli scopi non siano assolutamente pedagogici ma rispondano semplicemente ad una precisa volontà di ignorare il fatto che le diversità possano costituire una ricchezza fondamentale per la cultura, tentando di indicare le differenze come una minaccia da limitare, emarginare e guardare con sospetto fin dai banchi di scuola.

Noi al contrario pensiamo che qualsiasi forma di confronto tra soggettività che vengono da mondi e culture diversi, che hanno alle spalle vissuti differenti sia un’enorme possibilità di arricchimento, che l’incontrarsi e l’intrecciarsi di culture differenti altro non possa essere se non sinonimo di crescita.

Nella giornata di sabato 16 gennaio parteciperemo pertanto al presidio pubblico promosso da Riminesi globali contro il razzismo ed invitiamo tutte le soggettività che un anno fa hanno dato vita al movimento dell’Onda Anomala nella città di Rimini, opponendosi al disfacimento dell’istruzione pubblica, tutti coloro che credono che l’incontro di culture differenti vada visto come un arricchimento, una possibilità di confronto e di crescita a parteciparvi.


Collettivo universitario BlacK SheeP @Rimini

mercoledì 30 dicembre 2009

Rimini - No border active plus. Cancellata la scritta intimidatoria



No Border active plus. Cancellata la scritta intimidatoria | GlobalProject

30 / 12 / 2009

Alle tre puntuali sono arrivati i nuovi smacchiatori antifascisti. Nonostante il divieto della questura, la scritta, infatti, poteva essere cancellata solo dagli operai della ditta che gestisce il cantiere oppure da qualche addetto del Comune.... Ma No border active plus, rotto il divieto, ha eseguito bene la sua funzione, smacchiata l'infamia neonazifascista, quella di chi "dipinge" di ulterore grigiore la città con svastiche, celtiche e minacce di morte.

Rosso e poi un bel arancione hanno riportato un pò di colore, ripristinato il giusto senso al valore delle cose, delle persone, delle idee, quelle idee che non sono morte e che non moriranno mai, idee che sono e rimangono patrimonio comune di tante realtà sociali che agiscono limpidamente alla luce del sole per difendere la vita e non per promuovere la morte.

Speekeraggio e fumogeni hanno fatto poi il resto.

L'antifascismo militante aggiunge un tassello in più alla costruzione di un osservatorio territoriale permanente che sia in grado di opporsi alla presenza di tutte le espressioni e forme del neonazifascismo, ma anche di controllare i loro movimenti e renderli pubblici (come nel caso della scritta e minaccia di morte all'associazione No Border) e per ribadire che il neofascismo è un problema presente e non passato, reale e non solo immaginato, di tutti non solo di qualcuno.

A questo proposito gli attivisti del Paz lanceranno nelle prossime settimane alcune iniziative per avviare la fase costituente del nuovo osservatorio territoriale antifascista.


:: alcune immagini ::