"I temi e le proposte politiche avanzate sono frutto di una scelta, di un tentativo di pensare la congiuntura singolare da un punto di vista di parte, appunto, situato. E la parte è quella di un lavoro sempre più socializzato e cooperativo, cognitivo e nello stesso tempo precario, che vuole imporre la libertà di produrre contro la sfruttamento, la vita e le istituzioni comuni contro le recinzioni e la rappresentanza.
(Prologo "La lunghezza dell'onda" F. Raparelli)

sabato 20 febbraio 2010

Rimini 5 marzo- Y€s we cash night. Musica e socialità per un utopia concreta: il reddito minimo garantito


Y€s we cash night. Musica e socialità per un utopia concreta: il reddito minimo garantito

"è strano - o forse non tanto - che tutte le vecchie ideologie appaiono conservatrici, e ciò proprio in quanto tutte danno credito al lavoro" (B. Black L'abolizione del lavoro, 1985)


Venerdì 5 marzo 2010

Casa pomposa @Rimini (via Pomposa, 8)

ore 21:

Presentazione della campagna Y€s we cash

(interventi e video dalle mobilitazioni per il reddito in Italia)

a seguire:

Yes we cash Party! No reddito no Party

2 Sale: Trash and electro/Dub/D'n'b

with Minghy posse & Dr. Fitz (Megatron sound)

Info: http://yeswecash.blogspot.com/


Campagna Y€s we cash Rimini

lunedì 8 febbraio 2010

1000 euro al mese? YES WE CASH!

da uniriot.org

Noi i soldi li vogliamo, questo è chiaro. Senza tagli alle pensioni e senza farci prendere in giro da chi, come Brunetta, cerca di far passare l'impossibilità sociale e materiale di agire un diritto - andare via di casa per costruirsi una vita indipendente - per una sorta di vizio generazionale. Noi bamboccioni, studenti e precari, nel movimento dell' Onda ci siamo ribellati contro i costi sociali di questa crisi, la dequalificazione della formazione pubblica e l'inconsistenza del sistema di welfare in questo paese.

Abbiamo portato nelle piazze la consapevolezza e la rabbia di una generazione che si riconosce pienamente immersa nei processi produttivi ma al contempo costretta alla precarietà lavorativa ed economica, priva di diritti e garanzie. Rivendicando il riconoscimento, anche economico, del nostro contributo alla produzione dei saperi, servizi e libero accesso alla cultura, l'Onda ha saputo dispiegare il conflitto sul terreno della riappropriazione di ricchezza e, insieme, della necessità di un nuovo Welfare all'altezza delle condizioni produttive e sociali contemporanee.

Il claim del reddito emerge come istanza centrale e strategica di queste lotte e di una loro possibile generalizzazione ad altre figure della produzione, oltre l'ambito universitario. L'attualità ci consegna da un lato dati sempre più drammatici, non solo rispetto alle difficoltà dei giovani a sfuggire alla precarietà e a garantirsi un futuro, ma sull'impatto sociale complessivo di questa crisi, con licenziamenti di massa e la mancanza totale di ammortizzatori sociali adeguati; dall'altro, un governo per cui il problema del Welfare si risolve attaccando i pochi diritti garantiti rimasti, contrapponendo una generazione all'altra (le recenti dichiarazioni di Brunetta sull'articolo 18), e riducendo ulteriormente le chance di mobilità sociale ("i giovani che devono tornare ai lavori umili" di Sacconi).

Nello stesso tempo, il dibattito politico vede da più voci, anche molto eterogenee tra loro - dai liberali de La Voce.info a esponenti storici della cultura lavorista, come il sociologo Luciano Gallino - affermare l'urgenza di una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, con l'introduzione di nuove misure a tutela della (ormai maggioritaria) fascia dei lavoratori non garantiti.

Dentro questo scenario il diritto ad un reddito continuativo e garantito emerge per noi come l'idea-forza attorno a cui costruire rivendicazioni, una leva politica per affermare nuovi rapporti sociali e nuove forme di distribuzione della ricchezza che produciamo.

Un reddito garantito da reclamare come unica possibilità di affrontare l'aggravarsi della crisi, per sottrarsi alla ricattabilità lavorativa, come strumento indispensabile per l'emancipazione e l'indipendenza soggettiva. E' proprio a partire da questa lettura del presente, e dallo straordinaria spinta conflittuale dell'Onda, che a Bologna , Parma, Ferrara, Reggio Emilia, Rimini e in tutto il territorio dell'Emilia Romagna nasce in questi mesi la campagna Yes We Cash.

Una campagna progettata e portata avanti da reti di studenti, ricercatori, lavoratori precari e non, con l'obiettivo di ottenere in Emilia Romagna una legge regionale per un reddito minimo garantito, erogato singolarmente e non in termini familistici, in base all'effettivo bisogno e non alle condizioni lavorative, quantitativamente sufficiente a consentire una vita dignitosa e la possibilità di scelta rispetto al lavoro.

Abbiamo già iniziato, e continueremo a muoverci da qui in avanti, in modalità plurali e virali; con inchieste, forme di comunicazione estesa e iniziative di riappropriazione diretta che mostrino perchè, esattamente, abbiamo bisogno di reddito ; producendo dibattito e chiamando in causa direttamente gli esponenti istituzionali; connettendoci alle lotte dei precari e dei lavoratori a rischio licenziamento, per diffondere e generalizzare sul nostro territorio questa battaglia. 1000 euro al mese (forse) possono bastare!

Assumiamo come precedente virtuoso l'esempio del Lazio, in cui una mobilitazione dal basso ha saputo comporre soggettività differenti attorno ad un'istanza centrale, costringendo le istituzioni ad adottare per la prima volta, seppure con delle forti limitazioni, il reddito minimo come forma di ammortizzatore sociale. Una vittoria che, per quanto parziale, ha prodotto un forte elemento di novità e di avanzamento sul piano del Welfare in questo paese.

Pensiamo che questo sia un terreno decisivo su cui sperimentare forme di conflitto, assumendo la sfida di forzare il piano normativo e strappargli risultati concreti - in una parola, soldi - che a partire da esperienze parziali possano creare linee di innovazione complessiva; ovvero, noi non pensiamo al reddito minimo garantito come a una riedizione, o un'integrazione, degli scarsi ammortizzatori già esistenti (sussidio di disoccupazione ecc.), ma come punto di articolazione di un nuovo paradigma di garanzie sociali, basato non sulla coercizione al lavoro (precario, malpagato) ma sul riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, aderente alle nostre esigenze e forme di vita.


Studiare, viaggiare, scegliere dove abitare, andare al cinema, a teatro e a cena fuori...


Brunetta, vedrai che i soldi ce li prendiamo. Yes We Cash!

sabato 6 febbraio 2010

Licei in mobilitazione dopo l'approvazione della riforma

Da globalproject.it infoaut.it
A Bologna gli studenti del liceo scientifico occupano la loro scuola contro la riforma Gelmini. L'occupazione durerà almeno fino a lunedì. Il coordinamento Precari invitata tutto il mondo della formazione a non collaborare alla riforma e parteciapre alle prossime iniziative di lotta. La ministra Gelmini l'ha definita "una riforma epocale", ma per precari e studenti di epocale c'è solo la quantità di tagli. Anche a Bologna, come in tutta Italia, si torna a far sentire la voce degli studenti medi: da questa mattina il Liceo Scientifico "Niccolò Copernico" è occupato.

La goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo dopo l'approvazione, passata quasi in sordina, della riforma dei licei, è stato un picchetto informativo del Coordinamento Precari della Scuola, che si sono dati appuntamento davanti le porte del liceo nella prima mattinata. Il coordinamento ha volantinato di fronte alla scuola per "invitare i colleghi, il personale ATA e gli studenti a fermarsi un momento a riflettere su quanto sta accadendo."

Una ventina di professori sono rimasti fuori dai cancelli per cinque minuti dopo il suono della campanella per protestare contro la riforma e gli studenti hanno indetto un'assemblea d'istituto per parlare della situazione che stanno subendo. Ad assemblea finita la decisione era presa: si occupa! Gli studenti già dell'anno scorso denunciano la perdita, con la riforma, di importanti indirizzi sperimentali presenti nella scuola. Rimarranno, dicono, dentro l'edificio di via Garavaglia almeno fino a lunedì. Già in mattinata gli occupanti hanno dato vita ad assemblee autogestite per discutere le iniziative da portare avanti nei prossimi giorni, assemblee che si sono protratte anche nel pomeriggio e per domani sono previsti dei gruppi di informazione sulla riforma.

Questa sera un gruppo di musicisti darà vita a una jam session nell'ambito di una serata di socialità alternativa che ridìa agli studenti e alle studentesse la possibilità di riunirsi nella propria scuola oltre l'orario normalmente consentito e farla vivere dei propri contenuti e delle proprie proposte. Anche il Coordinamento Precari lancia altri appuntamenti, invitando professori e studenti a non collaborare alla riforma: la serata cittadina del 20 febbraio "Scuola libera tutti" che si terrà al Teatro Testoni dalle ore 15, lo sciopero nazionale della scuola del 12 marzo con manifestazione a Roma e soprattutto lo sciopero degli scrutini.


05.02.2010 Torino - Gelmini approvata? Studenti in sciopero!


500/600 studenti di diverse scuole si sono mossi oggi in corteo per le vie di Torino, in risposta all'approvazione della Riforma Gelmini del consiglio dei ministri avvenuta ieri. La protesta, praticamente spontanea (sono bastati alcuni sms fatti girare ieri in serata) è partita dai licei Gioberti e Gobetti, estendendosi però velocemente ad altre scuole.

Dato significativo, verificato già da altre precedenti iniziative dell'autunno, il corteo che ne è scaturito non ha coinvolto solo licei del centro ma anche diversi licei e istituti tecnici della periferia e della cintura, rompendo la linea classista che vedeva negli ultimi anni una capacità di mobilitazione ridotta alle scuole del centro città. Segno che gli studenti medi hanno ben chiara la natura e le finalità di questa riforma. La manifestazione spontanea e selvaggia, ha prima bloccato via Po e altre via del centro; ha poi toccato alcuni sedi istituzionali (Provincia), per poi chiudersi con un'assemblea a Palazzo Nuovo, dove è stata sancita la costruzione di una mobilitazione cittadina per il prossimo 19 febbraio.

Riforma Gelmini, in rivolta il mondo della scuola, scioperi e manifestazioni

ROMA - L'approvazione del Consiglio dei ministri sulla riforma scolastica ha scatenato una vera e propria raffica di polemiche. Sorda alle critiche giunte da più parti, il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini ha parlato di svolta epocale, precisando che questa riforma, che prevede uno snellimento sostanziale degli indirizzi di studio nell'istruzione secondaria, ci porterà in linea con l'Europa. Ma non tutti sono di questo avviso.



L'opposizione non ha affatto digerito questa mossa del governo che penalizzerà ulteriormente il nostro sistema scolastico. Pier Luigi Bersani non ha dubbi: "Il riordino della scuola superiore da parte del governo non è una riforma, ma un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall'Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese". E tutto questo, secondo il leader del Pd, è un atto esclusivo per far quadrare il bilancio. Ma non è tutto. Il Pd pensa che questa riforma favorirà la dispersione scolastica, penalizzerà i saperi tecnico-scientifici e taglierà le ore di laboratorio negli istituti professionali.
Sulla questione si è espresso anche l'ex ministro Giuseppe Fioroni che ha lanciato un messaggio direttamente al Cavaliere: "La scuola superiore, caro presidente del Consiglio, non 'sforna' ragazzi come da lei testualmente affermato. La scuola ha il compito di formarli ed educarli".

Dello stesso parere anche l'Idv, che parla di una riforma scritta per la Confindustria e priva di risorse adeguate. Anche i sindacati non hanno lesinato critiche. Per Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil: "Ciò che il governo ha approvato non è una riforma ma solo una rigorosa applicazione dei tagli decisi dal ministro Tremonti. Da questa riforma la professionalità del personale uscirà svilita e tantissimi precari, insegnanti e Ata, saranno presto licenziati". E ancora, secondo Pantaleo, che ha annunciato un'assemblea nazionale per il 17 febbraio e lo sciopero generale il 12 marzo, : "la decisione di ridurre l'orario nella classi successive alla prima e nei soli istituti tecnici e professionali, accentua la separatezza tra i diversi segmenti, producendo nei fatti una divisione sociale grave e inaccettabile tra i giovani sulla base del censo e delle condizioni sociali e culturali di partenza".

I Cobas, che hanno già confermato lo sciopero del 12 marzo parlano di una "riforma sciaguarata che non ha alle spalle alcun progetto didattico, come non ne avevano alle elementari la "maestra unica" o la devitalizzazione del Tempo Pieno."
"Si cancellano o si immiseriscono materie importanti di studio - ha precisato il portavoce Piero Bernocchi - , si tagliano ore di insegnamento cruciali (in media 4 ore settimanali in meno), si sopprimono laboratori e esperienze pratiche professionalizzanti, si cacciano decine di migliaia di precari, eliminandone il posto di lavoro, soltanto in nome del Dio Risparmio, a spese di una istruzione sempre più impoverita, giudicata un investimento improduttivo da questo e dagli ultimi governi".

La Gilda, l'associazione professionale dei docenti italiani sostiene che la riforma penalizza fortemente le seconde, terze e quarte classi su cui ricadranno i tagli previsti dal governo. "E' evidente - ha detto il Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio - che studenti e docenti delle classi vittime dei tagli non avranno più alcuna certezza rispetto ai percorsi didattici che hanno intrapreso".