"I temi e le proposte politiche avanzate sono frutto di una scelta, di un tentativo di pensare la congiuntura singolare da un punto di vista di parte, appunto, situato. E la parte è quella di un lavoro sempre più socializzato e cooperativo, cognitivo e nello stesso tempo precario, che vuole imporre la libertà di produrre contro la sfruttamento, la vita e le istituzioni comuni contro le recinzioni e la rappresentanza.
(Prologo "La lunghezza dell'onda" F. Raparelli)

mercoledì 8 luglio 2009

L'Onda non si arresta! Liber* tutt* subito!

Dopo le prime azioni di solidarietà svolte nel primo pomeriggio di lunedì in università, concretizzate nell’apposizione di striscioni e in azioni comunicative ed informative, ieri sera la città ha mostrato nuovamente la sua solidarietà ai 21 studenti arrestati all’alba del 6 luglio, scegliendo la forma del presidio.

Un presidio attraversato da numerose persone che in questo periodo si riversano sul porto canale della città adriatica. Numerosi gli interventi realizzati dalle studentesse e dagli studenti del collettivo Black Sheep e dagli/lle attivist* del Lab. Paz. Interventi che hanno sottolineato ancora una volta l’inaccettabilità e l’estrema gravità dell’inchiesta Rewind partita dal procuratore di Torino Caselli che si è preso la libertà di 21 persone sulla base di accuse ridicole ed inconsistenti. Il movimento dell’Onda è un unico grande movimento, in cui non ci sono buoni e cattivi: la decisione di sfondare la zona rossa nella mobilitazione nazionale del 19 maggio contro l’illegittimo G8 dell’università è stata una decisione condivisa prima e condivisa poi in un’assemblea nazionale in cui tutti gli studenti dell’Onda sono intervenuti, assumendo quelle pratiche, assumendo tutto quello che era stato fatto in quella giornata e nelle giornate precedenti. Un’assunzione che si sta tutt’ora attuando con le numerose occupazioni dei rettorati, con i presidi, con i cortei spontanei che stanno attraversando le nostre città.

Un’operazione doppiamente inaccettabile a sentire le motivazioni della Procura di Torino: “ Non abbiamo un granché a livello di prove ma i soggetti arrestati preventivamente avrebbero potuto partecipare alle mobilitazioni del G8 all’Aquila”. Troppi gli avverbi ipotetici così come i condizionali. Ancora una volta, come già successo anche a Rimini con la consegna degli avvisi orali a tre attivisti del Laboratorio Paz, si sceglie di limitare le libertà personali e si impongono sanzioni prima che sia stata accertata la responsabilità davanti ad un giudice, si sceglie di procedere prima che si sia commesso un reato.


Richiediamo l’immediata liberazione di Marco, Anton e di tutti gli altri compagni arrestati!


L’Onda non si arresta!


Liberi tutti, liberi subito!

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